Christian, l’ultimo accordo: addio a un’icona romantica

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Christian, l’ultimo accordo: addio a un’icona romantica

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Oggi la musica italiana perde un pezzo di sé. Christian — il “Julio Iglesias italiano”, voce delle emozioni anni ’80 — è morto il 26 settembre 2025 all’età di 82 anni. Era ricoverato al Policlinico di Milano, vittima di un’emorragia cerebrale che non gli ha lasciato scampo.
La notizia, affidata alla famiglia, lascia un vuoto nei cuori di chi ha cantato Daniela, Cara, e ha consumato decine di playlist con le sue ballate.

Un nome scelto da Mina, un destino di note

Nato a Palermo l’8 settembre 1943 con il nome Gaetano Cristiano Vincenzo Rossi, Christian cresce in una famiglia che si trasferisce a Milano per motivi lavorativi del padre. Da ragazzo coltiva la passione per il calcio: gioca come terzino nelle giovanili del Palermo e poi al Mantova. Un’aritmia lo costringe però a lasciare il campo e dedicarsi alla musica.
Il nome d’arte? Fu suggerito da Mina, per dare al suo personaggio una connotazione internazionale ed elegante, lontana da possibili cacofonie.

Gli anni di costruzione: concorsi, prove e sogni

Fin dai primi passi, Christian si mette in gioco: con la sorella canta nei locali siciliani, poi milanesi. Partecipa al concorso Voci Nuove di Milano, dove incontra il paroliere Leo Chiosso — colui che gli affida un brano scritto per Mina e che segnerà l’inizio del suo percorso discografico.
Nel 1970 vince la sezione giovani del Festivalbar con Firmamento.
Negli anni ’70 si cimenta anche in teatro, musical, fotoromanzi e piccoli ruoli cinematografici, ma è la musica a restare il suo orizzonte principale.

Il grande salto: l’apice negli anni Ottanta

Gli anni ’80 sono gli anni di Christian. È in questo decennio che emergono i due brani che – più di tutti – lo identificano nell’immaginario collettivo: Daniela (1982) e Cara (1984).
Cara arriva al terzo posto al Festival di Sanremo 1984, consacrandolo.
In totale partecipa al Festival di Sanremo in sei edizioni: 1982, 1983, 1984, 1985, 1987 e 1990.
Nonostante non vinca mai la kermesse, la sua popolarità non viene scalfita: le sue tournée lo portano in Australia, Jugoslavia, Sud Africa, Grecia e Stati Uniti, fino al palco del Madison Square Garden a New York.
Viene definito “la risposta italiana a Julio Iglesias”, per il tono raffinato, il timbro elegante, l’approccio sentimentale alla canzone d’amore.
Non manca un episodio “papale”: fu uno dei primi artisti a esibirsi in Vaticano per Papa Giovanni Paolo II, un evento che contribuì al suo soprannome di “cantante del Papa”.

Vita privata, ferite e ritorni

Nel 1986 Christian sposa la showgirl Dora Moroni, da cui avrà un figlio, Alfredo, nel 1987.
La coppia si separa nel 1997, ma il legame artistico non si spegne: anni dopo tornano a collaborare, anche con l’album Paradiso e Inferno del 2017, che narra le ferite e le speranze della loro relazione.
La loro storia è stata anche teatro di polemiche pubbliche: accuse di tradimenti, tensioni, rimpianti — tutto esposto sui giornali dell’epoca.
Negli ultimi anni, Christian alterna riscoperte nostalgiche ai consueti concerti, partecipando a trasmissioni revival e pubblicando raccolte che hanno fatto riaffiorare il ricordo di una voce che aveva segnato un’epoca.

Le ombre dietro la luce

Nessuna vita di artista è priva di contrasti. Christian ha dovuto fare i conti con critiche di “commercialità”, con periodi di assenza dai riflettori, con i cambiamenti dell’industria musicale che penalizzavano chi cantava d’amore in un mondo sempre più veloce.
C’è chi lo ha accusato di essere troppo sdolcinato, chi di restare ancorato al passato anziché reinventarsi. Ma la sua forza era la coerenza: non si è mai spostato troppo — la sua voce, il tema amoroso, il melodramma — e per molti questo è stato al tempo stesso un limite e un segno distintivo.

Il lascito: ricordi, influenza, nostalgia

Christian probabilmente non sarà mai “rock” né sperimentatore: ma incarnava una dimensione della musica italiana che parlava al cuore.
Oggi, le sue canzoni risuonano in playlist nostalgiche, nei ricordi di chi si emozionava con la radio, nei video amatoriali. Giovani cantanti citano Daniela come punto di riferimento per una melodia che “sa di ieri, ma sempre viva”.
Nelle interviste ricordava che «non servono mille accordi: basta che la canzone ti racconti qualcosa». Questo suo sguardo semplice, vero, lo ha reso speciale.

L’ultimo verso

Se chiudiamo gli occhi e rimaniamo nel silenzio per un attimo, è come se risentissimo quel vibrato sottile nei finali di Cara — la tensione residua, il volo dell’eco. Christian se ne va, ma non ci lascia soli: ci lascia un panorama emotivo fatto di versi e pause, di attese e ricomincio.

Nel lutto, resta la musica.
Che suoni, ancora.
Che dica.
Che resti.

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