“Asia respira”, il nuovo singolo di Asia Morellini: racconto di un trauma infantile che attraversa il tempo

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“Asia respira”, il nuovo singolo di Asia Morellini: racconto di un trauma infantile che attraversa il tempo

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Ci sono storie che non dovrebbero esistere e che invece rientrano nei numeri che ogni anno segnano le statistiche italiane degli abusi sui minori. Secondo le rilevazioni più recenti dell’autorità giudiziaria e dei centri dedicati alla tutela dei minori, oltre la metà delle vittime di violenza sessuale ha meno di quattordici anni. È una realtà che si alimenta nel silenzio, nella vergogna e nell’omertà, e che trova una voce nel nuovo singolo di Asia Morellini, “Asia respira”, un brano che racconta un’esperienza vissuta dall’artista a soli sette anni e il modo in cui continua a incidere sulla sua vita adulta.

Ascolta su Spotify.

L’innocenza fraintesa e il confine violato

La prima immagine evocata dal brano è quella di una bambina che interpreta come un gioco ciò che gioco non è. «Per me il letto serve per dormire» è una frase che non ha bisogno di spiegazioni e che rappresenta in modo straziante la distanza tra la percezione di chi subisce e ciò che l’adulto compie. È il racconto di un confine che non dovrebbe mai essere oltrepassato, quello tra innocenza e violenza, tra chi non ha ancora gli strumenti per leggere il mondo e chi invece ne distorce il significato, piegando l’ingenuità infantile verso comportamenti che non appartengono a nessuna età in assenza di una reale possibilità di scelta.

Questo passaggio è uno dei più difficili del brano, perché il non detto racconta più di qualsiasi dettaglio esplicito e segna il momento in cui una bambina inizia a comprendere qualcosa che non dovrebbe riguardarla.

Il corpo che reagisce prima della mente

La scrittura di Asia si sposta poi ai dieci anni, quando il corpo comincia a reagire prima che la mente sia in grado di interpretare l’accaduto. «Non so, mi scappa, ho qualcosa di rotto» racchiude in maniera drammatica un sintomo che precede la consapevolezza, un segnale che emerge senza che nessuno, intorno, sappia leggerlo.

Le ricerche sul trauma infantile — dai lavori di Bessel van der Kolk sulla memoria corporea a quelli di Judith Herman e Bruce Perry sulla risposta fisiologica ai traumi precoci — mostrano come il corpo esprima ciò che non ha ancora trovato un linguaggio. È per questo che in molti bambini compaiono segnali apparentemente scollegati dall’abuso: sintomi discreti, difficili da interpretare, spesso liquidati dagli adulti come “fasi” o “capricci”, quando in realtà rappresentano le prime incrinature di un equilibrio compromesso.

Il trauma che riaffiora nella vita adulta

La parte centrale del brano è forse la più difficile da ascoltare: «non mi puoi toccare oppure comincio a tremare». È qui che il presente si riempie di un passato che non ha ricevuto riconoscimento e supporto nel momento giusto. Le reazioni dell’età adulta non appartengono alla situazione attuale, ma a ciò che è rimasto cristallizzato anni prima, manifestandosi come risposta immediata e fisiologica.

Il trauma rivela così la sua natura più silenziosa: non sempre emerge attraverso il ricordo, ma attraverso reazioni corporee che interrompono la continuità dell’esperienza. È una dinamica ampiamente documentata nella letteratura sul trauma infantile, dalle ricerche di Peter Levine sulle risposte difensive incompiute a quelle di Allan Schore sulla regolazione emotiva e sulla registrazione neurobiologica dei traumi precoci.

Il significato di “respira” e la forza della testimonianza

La ripetizione della parola «respira» nel testo non è una formula di auto-incoraggiamento, ma un tentativo di riportare il corpo nel presente, di recuperare un ritmo che l’abuso ha alterato e che continua a interrompersi anche a distanza di anni. «Non respiro, lui non va via» rappresenta l’affiorare improvviso di una reazione istantanea, la prova di quanto il passato continui a interferire con la vita adulta.

Per questo la testimonianza di Asia assume un valore che va oltre il racconto personale. “Asia respira” non si limita a raccontare la tragicità dell’evento, ma affronta un territorio raramente esplorato nella musica italiana: quello delle conseguenze a lungo termine di un abuso. Il brano diventa uno spazio in cui osservare la sedimentazione del trauma, la sua persistenza e la sua capacità di incidere sulle relazioni, sull’intimità e sulla percezione di sé.

Composto dalla stessa artista insieme a Christian Galli e prodotto da Kelly e SamLover, il singolo non cerca la commozione, ma la rivelazione di una realtà che chi lavora con le vittime conosce bene: l’oscillazione continua tra ciò che è stato e ciò che si prova a vivere, la fatica di riabituarsi alla normalità e il bisogno di generare un respiro che appartenga finalmente all’oggi.

Biografia

Asia Morellini, classe 2001, nasce a Milano e cresce in un piccolo paese affacciato sui laghi della provincia di Varese, un luogo che ha segnato profondamente la sua sensibilità e il suo immaginario. La musica entra nella sua vita molto presto: a tre anni intraprende i primi percorsi di propedeutica e prosegue con lo studio del canto moderno con professionisti del settore.

Nel 2019 inizia a scrivere i suoi primi testi, definendo una direzione autoriale che unisce introspezione, osservazione e ricerca linguistica. A giugno 2023 pubblica il singolo d’esordio “Treni”, che inaugura il suo percorso discografico. Parallelamente coltiva la recitazione: studia a Roma, si diploma attrice nel 2023 e prosegue oggi un doppio percorso tra Milano e la capitale, intrecciando parola, voce e interpretazione. È all’interno di questa duplice formazione che Asia costruisce un linguaggio artistico attento alle sfumature e orientato al racconto di tematiche spesso lasciate ai margini.

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