“Un paese di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori e di scienziati di navigatori di trasmigratori”.

L’Italia non è un paese per giovani, dicono le statistiche- non è neppure “Un paese per vecchi” per citare il film dei fratelli Coen, premio Oscar nel 2008- ma c’è chi fa la differenza: secondo la tesi di Startup-un film molto ben girato e scorrevole, con la sua trama bella e appassionante- l’Italia può ancora contare sulla determinazione e l’autorealizzazione di un cittadino.
Un cittadino “qualunque” che non aspetta l’aiuto esterno- malsana abitudine allo scambio di favori, sempreverde tendenza a delegare agli altri la propria capacità innata di trasformare l’ambiente in cui si  vive- che desidera realizzare un obiettivo per sé e per gli altri: insomma un cittadino attivo che serve la propria nazione. ”Voglio aiutare gli altri come me, là fuori, che sono senza un futuro” afferma il protagonista della storia.
Tutto da verificare ciò che viene proclamato all’inizio del film dal giovane Matteo (Andrea Arcangeli) che dopo il liceo si appresta a iscriversi all’Università Bocconi di Milano.
Il cittadino Matteo parte da dove è  nato- la borgata Corviale a Roma e vuole costruire il proprio futuro, essere un self- made, uno che si fa da solo, perché lui ha un’idea, un’invenzione tutta sua: creare un algoritmo capace di elaborare un sistema informatico che classifica i candidati a un eventuale colloquio di lavoro basandosi solo sui loro curricola e non su segnalazioni o “raccomandazioni”, seguendo il principio del “ranking”.
Per realizzare questo software Matteo ha bisogno di 100.000 euro. Chi ce li ha… pensa fra sé? Il laconico banchiere al quale il giovane si rivolge, dice che con quella cifra apre ben tre pizzerie che fruttano di più. Insomma nessuno vuole investire sulla sua idea. E’ bello che da una potenziale sconfitta nasca una futura vittoria: Matteo decide che i soldi iniziali non sono un problema e che bisogna usare l’ingegno e s’incontra con  Giuseppe (Luca Di Giovanni) semi disoccupato che lo affiancherà nel costruire il sofisticato software per la rete. L’incontro tra i due avviene in uno scantinato romano che ci ricorda tanto il sottoscala del film Ritorno al futuro (1985- regia di Robert Zemeckis con Michael J.Fox): computer, cavi, macchinari di vario genere. Sarà la loro casa- bottega per alcuni mesi fino alla “messa in rete” del sito.
L’inventore Matteo decide il nome della sua creatura Egomnia: è il caso di dire nome omen, perché ben presto sarà accusato di essere un egoista, privo di scrupoli.

La scalata al potere è appena iniziata e guai a chi osa intralciare la sua ascesa… quel che conta ora è il successo di Egomnia. Tale condotta, però, ricolma d’ingratitudine, lo condurrà inevitabilmente al tracollo, dimostrando di essere per nulla grato all’opportunità che la vita gli ha concesso. Ma ciò non accadrà subito. Prima bisogna lanciare il sito con una frase che sarà, “accendi il tuo futuro”:  è interessante la citazione che Matteo fa di Facebook, pensando a quando Zuckerberg creò la sua frase di presentazione. Il sito appena “messo in rete” ha un “boom” di accessi: Matteo diventa un fenomeno mediatico e giornali lo come celebrano lo  Zuckerberg italiano. E qui si apre uno scenario nuovamente interessante, extradiegetico: il film sulla vita e ascesa di Zuckerberg The Social Network(diretto da David Fincher)  è del 2010 ed esce dopo sei anni dall’esplosione planetaria del fenomeno Fabebook. Si tratta di un film che racconta la storia di quello che oggi è uno dei personaggi, viventi, più famosi: solitamente film biografici vertono su personaggi o che abbiano lasciato una traccia indelebile nella storia del proprio paese o dell’umanità.
Non che ci dispiaccia che la storia di Matteo sia di un “semplice” cittadino – o che il vero Matteo sia realmente proprietario di un sito chiamato Egomnia-ma è bizzarro che il film “anticipi” la storia vera, e probabilmente, ne indirizzi la “fama”. Certamente le due storie sono molto diverse, ma quel che ci interessa è che sia Matteo, il personaggio del film, che il vero Matteo, abbiano preso come modello imitativo Facebook. Matteo, a differenza di Zuckerberg, parte dalle borgate e in qualche modo torna a una vita “normale”: molto bella l’inquadratura bucolica di lui che cammina tra l’erba alta con alle spalle il serpentone di Corviale dalle finestre tutte uguali. Lì fa ritorno dopo una patetica” sbornia” di potere tradendo il suo intento iniziale- che evidentemente non era così cristallino- di mettersi al servizio degli altri.
Il suo collega alla Bocconi, Valerio (Matteo Leoni) –figlio del classico affarista nordico che investe un po’ quì un po’ lì seduto davanti al lago in “panciolle”- gli dice chiaramente che in Italia non contano né le imprese né le idee ma solo la politica. Abbandonato dall’amico fidato- che lui stesso ha tradito per seguire l’ossessione di Egomnia, si ritrova a colloquio con il politico romano di turno che gli offre di lavorare per lui, in cambio della solita dote di voti da portare in campagna elettorale, sotto forma di moderni like o numero d’iscrizioni al sito. In un sussulto di dignità Matteo dice no al potere e abbraccia la sua “vera” esistenza.
Se la sequenza in cui Matteo si getta in acqua e vede la sua bella è il calco di quella del film Atalante di Jean Vigo: quella in hotel-dove  trascina la fidanzata romana Emma(Paola Calliari)che tradito con la lussuriosa milanese Cecilia (Matilde Gioli)-  vede il nostro eroe goffo imitatore dell’ Edward del film  The Twilight Saga Breaking Down (dove il vampiro buono allestisce per la sua novella sposa Bella un talamo d’amore coperto di rose rosse in una spettacolare villa in un ‘isola del Pacifico). Insomma una certa vulnerabilità è ancora presente nello stile del cinema italiano: il film Startup- Accendi il futuro dimostra, che bisogna crederci fino in fondo. Affinchè si rinnovi, ogni giorno, lo stesso spirito di ricerca che apparteneva, per esempio, a quell’italico genio che sapeva costruire le automobili con le proprie mani e diventare un giorno il signor Ferrari.
Appunto: un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori e scienziati di navigatori di trasmigratori ( e, perché no, di inventori…)”.

Titoli di coda

Eliseo Cinema e Rai Cinema
presentano

The Startup
Accendi il tuo futuro

Matteo Achilli Andrea Arcangeli
Emma Paola Calliari
Cecilia Matilde Gioli
Giuseppe Iacobucci Luca Di Giovanni
Valerio Maffeis Matteo Leoni
Leonardo Ramelli Matteo Vignati
Niccolò Pescucci Guglielmo Poggi
Monica (madre Matteo) Lidia Vitale
Max Thomas Peyretti
Allenatore Federigo Ceci
Italo Storti Loris Loddi

E con
Armando (padre Matteo) Massimiliano Gallo
Cast tecnico

Soggetto Francesco Arlanch
Saverio D’Ercole
Sceneggiatura Francesco Arlanch
Alessandro D’Alatri
Suono Maurizio Di Coste
Giuseppe Angelelli
Scenografia Nello Giorgetti
Costumi Ornella Campanale
Eleonora Di Marco
Direttore della fotografia Ferran Paredes Rubio
Montaggio Valentina Mariani
Musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
Casting Loredana Scaramella
Stefano Oddi
Aiuto regia Nico Marzano
Giuseppe Curti
Effetti visivi Déja vu Production
di Fabio e Daniele Tomassetti
Produttore creativo Saverio D’Ercole
Produttori esecutivi Claudio Gaeta
Giulio Cestari
Organizzatori di produzione Antonio Schiano
Edmondo Amati

Una produzione Casanova Multimedia con Rai Cinema
Produttore Luca Barbareschi
Regia Alessandro D’Alatri
Prodotto da Luca Barbareschi
Una produzione Casanova Multimedia con Rai Cinema