Molto è stato scritto, detto, in pubblico, in privato: caso giudiziario ancora aperto Sulla mia pelle  di Alessio Cremonini (2018)racconta la storia di un giovane romano ex tossicodipendente che è arrestato dai carabinieri e trovato in possesso di droga. Successivamente gli è addebitato anche lo spaccio e dunque resta carcere in attesa del processo.
La versione del film.
Che cosa sia avvenuto tra l’arresto e la presenza del giovane in aula di tribunale neanche il film lo chiarisce: sta di fatto che Stefano ha il volto tumefatto e non riesce a camminare perché ha le costole fratturate. Quando il medico gli chiede come si è procurato quelle tumefazioni, lui risponde “non lo so” o “sono caduto” dalle scale.
Poi confiderà a un compagno di cella che sono stati i carabinieri, due in borghese ed uno in divisa il quale diceva di smettere…ma loro non smettevano.
Se questo è un Cucchi.
Nemesi di un personaggio estratto già quasi morto dalla realtà, fattosi sepolcro: l’attore Alessandro Borghi s’incarna nel corpo e forse nello spirito del personaggio in modo stupefacente. Diviene un doppio del Cucchi stesso, che guarda la realtà, testimone silente, una realtà che vuole raccontare a chi non c’era. Borghi diviene il tramite di Cucchi per ricercare la verità di quella maledettissima notte.La macchina da presa rende l’angoscia del tempo che passa con le profondità di campo che ben si prestano ai luoghi deputati: i corridoi degli ospedali, delle carceri. La regia lascia l’attore libero di entrare nella sua seconda pelle, senza sentimentalismi. Il tempo che passa avvicina Borghi/Cucchi alla morte, il corpo dell’attore si trasforma, ora dopo ora. Borghi/Cucchi non vuole ricevere più cure e non vuole alimentarsi. E’ solo. Senza avvocato dalla prima notte e senza i suoi familiari: sorella, padre e madre. Ecco perché lo spettatore vorrebbe essere lì con lui e fino all’ultimo istante, si aspetta un grido, una parola, qualcuno che affermi la verità a costo della vita. Questo film non si dimentica. Imperdibile