Prologo.L’autobus nella serata fredda prosegue lungo Corso Vittorio Emanuele: l’uomo claudicante vuole salire a forza. L’autista chiude le porte e l’ubriaco si scaglia con calci e pugni contro le vetrate. È’ la fermata davanti del “64”: alcuni turisti si defilano spaventati.
Buio in sala. Si comincia dalla fine con la cantata “Tu sei morto”, che accompagna l’incedere della figura vestita di nero: è l’attrice/cantante Laetitia Favart. Una morte annunciata quella del pittore italiano, morte che lui stesso vide dieci anni prima nella figura di un personaggio di un suo dipinto. Così ci racconta l’attore Cesare Capitani (bravissimo e poliedrico) nei panni di Michelangelo Merisi da Caravaggio: si presenta al pubblico con una luce calda che lo “riprende” in “piano americano”.La bella voce dell’attrice/cantante (la bravissima Laetitia Favart) sovrasta talvolta la narrazione del suo compagno di scena: la Favart interpreta i tanti personaggi della vita di Caravaggio (tra i quali da Caterina, a Luca, a Mario) contemporaneamente Cesare Capitani Caravaggio interpreta se stesso e i “mecenati” di Caravaggio.Un atto unico dove la drammaturgia si fonde con l’azione scenica in un movimento meta-testuale che passa attraverso la pittura per ritornare alla scena: la regia dell’autore-regista-attore Capitani trasferisce l’elemento pittorico in quadro scenico, vero tableau vivant.L’occhio del personaggio Caravaggio diviene multiplo attraverso la regia e l’interpretazione: gli attori sono un quadro vivente che non smette mai di fluire.Lo sdoppiamento tra chi narra e il narrato non smette mai (come nello svolgimento di sequenze in un film) nel loro essere un corpo-voce organico.Da sottolineare la funzione dell’interprete femminile che si “traveste” da personaggio maschile: capovolgimento voluto di ciò che nella storia del teatro avveniva, essendo per secoli precluso alle donne il palcoscenico.Al termine della replica, l’attore si rivolge al pubblico (lieta tradizione del teatro OFF /OFF Theatre N.d.R.) per ringraziarlo e per festeggiare la 500esima replica dalla prima, nei luoghi cari al Caravaggio, vicino al teatro, nel centro di Roma.
Origini dello spettacolo Io, Caravaggio. Note di Produzione. Dopo una serie di anteprime presso gli Istituti Culturali Italiani di Parigi, tra Rabat e Marsiglia, lo spettacolo Moi, Caravage debutta ad Avignone nel 2010, dove verrà riconfermato l’anno successivo, per poi tornare in scena sui palcoscenici parigini, dal Théâtre Lucernaire al Théâtre de la Gaïté, fino al Théâtre des Mathurins, per poi migrare in tournée tra Svizzera, Italia e ancora in Francia, collezionando circa 500 repliche dalla sua nascita, andando in scena ogni volta con una veste differente. Mai come in Caravaggio, arte e vita si mescolano senza mai dissolversi. La violenza dei suoi dipinti si ritrova nella sua esistenza, e viceversa. La foga con cui l’artista prepara e compie i suoi capolavori che il pubblico vedrà ricrearsi in scena, quasi per magia, sono la stessa frenesia e veemenza con la quale Caravaggio corre verso la sua autodistruzione.« Scrivendo “La Corsa all’abisso” – romanzo che tenta di far rinascere la figura di Caravaggio – non immaginavo di vedere un giorno risorgere veramente davanti ai miei occhi il pittore, proprio come me l’ero immaginato, ardente di desiderio, violento, indomito, votato al sacrificio e alla morte. Invece è successo : Cesare Capitani vince la sfida d’incarnare in scena quest’uomo divorato dalle passioni. Diventa davvero Caravaggio. S’appropria del destino del celebre pittore per condurlo al disastro finale ». Dominique Fernandez, dell’Académie Française
OFFOFF/theatre
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
Compagnie Prisma
presenta
IO, CARAVAGGIO
scritto e diretto da Cesare Capitani
Spettacolo ispirato al romanzo “La Course à l’abîme” (Ediz. Grasset, di Dominique Fernandez)
con CESARE CAPITANI e LAETITIA FAVART
Luci Dorothée Lebrun. Foto Franco Rabino. Direzione d’attore Nita Klein
SPETTACOLO SOSTENUTO DALL’ISTITUTO CULTURALE ITALIANO DI PARIGI
