GIVO e la voce come percorso: “Paranoia Chic” tra scrittura, identità e intelligenza artificiale

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Pocket
WhatsApp
GIVO e la voce come percorso: “Paranoia Chic” tra scrittura, identità e intelligenza artificiale

Tabella dei Contenuti

Una nuova generazione di artisti sta rinegoziando il rapporto con la propria voce, non solo in senso metaforico ma anche letterale. GIVO, autore reggiano attivo nella scena da diversi anni, è tra i primi in Italia a trasformare questo passaggio in un processo creativo concreto, utilizzando una voce generata tramite intelligenza artificiale modellata sul proprio timbro naturale. Una fase preparatoria, frutto di studio e lavoro mirato, pensata per accompagnare l’ingresso della sua voce reale nell’esecuzione dei brani che firma, ribaltando l’idea che l’identità vocale debba essere un punto di partenza anziché un traguardo.

La voce sintetica come spazio di lavoro

La scelta di GIVO non alimenta il dibattito, ormai logoro, sui “cantanti sintetici”, ma introduce un tema più attuale e complesso: la costruzione dell’identità sonora come percorso. La voce generata non viene utilizzata come firma stilistica o scorciatoia tecnologica, ma come un ambiente di lavoro in cui testare sfumature, intenzioni e respiri, fino a quando la voce naturale non sarà pronta a sostenerli.

In questo senso, la sintesi vocale diventa una sorta di laboratorio. Un luogo neutro, temporaneo, che permette di affinare l’espressività senza forzare un’identità timbrica ancora in formazione. È una scelta che sposta l’attenzione dal risultato immediato al processo, e che restituisce centralità al tempo come elemento creativo.

Scrittura prima dell’interpretazione

Un altro aspetto che rende il percorso di GIVO particolarmente rilevante è la sua provenienza dalla scrittura. L’artista rivendica il valore dell’autore come figura autonoma, distinta dall’interprete, e la voce sintetica diventa una cerniera temporanea tra questi due ruoli. Gli consente di dare forma ai brani senza obbligarsi a incarnarli subito vocalmente, mostrando come sia possibile scrivere per sé senza dover immediatamente coincidere con ciò che si firma.

La direzione scelta ribalta una dinamica abituale nel mercato musicale, dove spesso è il timbro a dettare l’estetica complessiva di un progetto. Qui accade l’opposto: è la scrittura a indicare quale voce dovrà sostenerla. Un metodo diffuso nel lavoro quotidiano di molti autori, ma raramente esplicitato e portato al centro del discorso pubblico. GIVO lo fa all’interno di un contesto urban, trasformando un passaggio tecnico in una riflessione aperta sull’identità vocale.

Intelligenza artificiale e identità sonora

Negli ultimi due anni, l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel campo vocale è diventato uno dei fronti più discussi dell’industria musicale internazionale. Il Global Music Report 2024 di IFPI segnala una crescita netta dei progetti che integrano processi vocali avanzati, in particolare nelle scene urban e nelle produzioni indipendenti, dove la voce viene trattata come materiale plasmabile e non come elemento immutabile.

Analisi parallele, dai report “Loud & Clear” di Spotify ai dossier “Music in the AI Era” di Goldman Sachs, confermano questa direzione: l’identità vocale non coincide più necessariamente con la voce biologica dell’artista, ma si colloca in una zona intermedia in cui tecnologia, scrittura e ricerca timbrica dialogano. In Italia questo spazio resta ancora poco esplorato, ed è proprio qui che il caso di GIVO assume un valore culturale, oltre che musicale.

“Paranoia Chic” come punto di sintesi

Il nuovo singolo “Paranoia Chic” rappresenta il punto di sintesi di questo percorso. L’incipit, “Sto bene ma solo in apparenza”, introduce un testo costruito per immagini brevi e taglienti. Lacrime che “sanno di Chanel”, “ghiaccio negli occhi”, “una città che ha perso ogni blink” non raccontano una storia lineare, ma uno stato mentale, un clima emotivo che riflette una scrittura onesta rispetto al momento in cui nasce.

Il brano si inserisce in modo coerente nella traiettoria già tracciata da “Neve sulle Nike”, “Messaggi alle 2” e “Fumo e Sirene”, capitoli di un progetto narrativo in cui solitudine, amori intermittenti e frammenti di quotidianità trovano spazio senza gerarchie. La continuità non è data da un suono fisso, ma da una tensione emotiva riconoscibile.

La questione centrale resta però quella vocale. L’utilizzo della sintesi per modellare il proprio timbro apre una domanda nuova nel panorama musicale italiano: come cambia la percezione dell’autorialità quando la voce non è solo uno strumento, ma un territorio da raggiungere? In questo margine tra provvisorietà e intenzione, tra scrittura e interpretazione, si sta formando la cifra distintiva di GIVO.

Un’identità che prende forma nel tempo

In studio, mentre riascolta le tracce isolate della voce sintetica e annota sul telefono le variazioni da provare nel take successivo, emerge con chiarezza la direzione del progetto. La voce non come presupposto, ma come esito di un lavoro fatto di tentativi, strati successivi e tempo. È in questo spazio intermedio che GIVO costruisce la propria identità, evitando definizioni premature e lasciando che sia il percorso a parlare.

Non c’è retorica sulla disconnessione o sulla tecnologia come nemico. C’è piuttosto la consapevolezza che oggi l’identità artistica non è più un blocco monolitico, ma un processo in divenire, fatto di scelte, di controllo e di esposizione misurata.

Biografia

GIVO, pseudonimo di Giovanni Manunta, è un autore di Reggio Emilia. La sua musica nasce da anni di scrittura, notti insonni e un lavoro costante sull’immaginario, in cui convivono estetica, introspezione e suggestioni dal linguaggio cinematografico. Firma ogni testo e cura la direzione del progetto.

Dal 2025 utilizza una voce generata tramite intelligenza artificiale modellata sul proprio timbro naturale, come fase di lavoro pensata per arrivare con maggiore consapevolezza alla sua voce biologica. In questo percorso, la sintesi vocale diventa uno spazio di ricerca che gli consente di definire ritmo, intenzione e direzione emotiva senza forzare un’identità timbrica ancora in evoluzione. Brani come “Neve sulle Nike”, “Fumo e Sirene”, “Messaggi alle 2” e “Paranoia Chic” sono capitoli di un progetto narrativo che attraversa solitudine, amori irrisolti e desiderio di riscatto, offrendo uno sguardo personale sulla contemporaneità e su come oggi un autore costruisce il proprio suono.

Instagram

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Pocket
WhatsApp

Potrebbe interessarti