Roma che si riempie di lacrime, un treno sotto la pioggia, il rosso di un semaforo che ti ferma in mezzo alla città come se ti costringesse a restare immobile, a guardare tutto da fuori. “Fragile”, il nuovo singolo di Cyrus e Briga per Daylite, racconta la storia di un uomo che piange e non trova un luogo in cui farlo senza sentirsi fuori posto. La fragilità maschile esiste, ma raramente viene raccontata: se ne parla in termini generici quando il tema è la salute mentale o la pressione sociale, ma quando il discorso arriva qui, spesso si interrompe, lasciando spazio a imbarazzo, vergogna e silenzio.
Il tabù del pianto maschile
“Fragile” nasce per portare luce su uno dei tabù più radicati del nostro tempo: il pianto maschile. La canzone mette in discussione l’idea di virilità come corazza permanente, un modello che continua ad attraversare educazione, relazioni e linguaggi quotidiani. Alla figura maschile viene chiesto di reggere sempre, di essere forte, di farsi armatura per sé e per gli altri, mentre la sensibilità viene confusa con debolezza, minimizzata o ridotta a qualcosa di cui vergognarsi.
Espressioni come “non fare la femminuccia” non sono semplici frasi infelici, ma strumenti che stabiliscono gerarchie di valore, tracciano confini rigidi e modellano comportamenti. Continuano a circolare dentro scuole e famiglie, contribuendo a costruire un immaginario in cui l’emotività maschile è un territorio proibito. La conseguenza più evidente di questo retaggio è il silenzio: molti uomini non parlano quando stanno male, non perché non sentano il peso delle emozioni, ma perché non sanno come esprimerle senza percepirlo come una rinuncia al proprio ruolo.
La fragilità come spazio legittimo
Dentro questo schema sociale, mostrare le proprie emozioni viene vissuto come segno di inadeguatezza. È un’idea che continua a muoversi sotto traccia e condiziona comportamenti, abitudini e perfino il modo in cui si affrontano le perdite e i momenti di crisi. “Fragile” sovverte questo meccanismo, affermando che i momenti di stallo non sono difetti da nascondere, ma passaggi necessari per restare fedeli a ciò che si è davvero.
Il brano mette sul tavolo una possibilità che dovrebbe essere ovvia: un uomo può darsi il permesso di attraversare il dolore senza portarsi addosso il peso del fallimento. Nessuno può essere invincibile in ogni fase della vita, e riconoscerlo non significa cedere, ma prendere atto della propria umanità.
Un dialogo con la memoria musicale
Il testo resta profondamente aderente alla sua genesi e si apre con un omaggio a Mia Martini. In “Gli uomini non cambiano” il verso recita “Piansi anch’io la prima volta, ricordo bene sai, ho pianto solo un’altra volta, la notte che finì”. In “Fragile”, la linea iniziale — “Piansi anch’io la prima volta, ricordo che era primavera, ho annaffiato tutta Roma come fossi un fiume in piena” — riprende quella cadenza malinconica e la rielabora in una nuova immagine.
La città diventa contenitore saturo di ricordi che non riescono più a essere trattenuti. Seguono il treno sotto la pioggia, “Piove, lei scende dal treno”, un taxi che lampeggia sul retro, un semaforo rosso che immobilizza tutto. E poi una frase in cui spazio esterno e spazio interiore coincidono: “Capisci che il buio mi calma, ma poi mi attanaglia”. È il punto in cui un uomo comprende che ciò che stava trattenendo non è più uno scudo, ma una gabbia.
Due generazioni, la stessa ferita
Su questo terreno si incontrano Cyrus e Briga. Il primo porta la parte più esposta, quella di un giovane che racconta il proprio cedimento senza protezioni. Il secondo inserisce la consapevolezza di chi ha già attraversato certe dinamiche e le riconosce immediatamente, senza bisogno di spiegazioni aggiuntive. Ne nasce un confronto tra generazioni diverse che toccano lo stesso nervo scoperto, ognuna con la propria esperienza.
Il risultato è un dialogo in cui due percorsi differenti arrivano allo stesso punto, quello in cui il coraggio coincide con la disponibilità a non fingere. Due voci che, partendo da storie diverse, finiscono per interrogarsi sulla stessa domanda: cosa significa oggi permettersi di essere fragili?
Il percorso di Cyrus e l’incontro con Briga
Per Cyrus, “Fragile” arriva dopo “Gloria” (2023), album che ha consolidato la traiettoria tracciata con brani come “Cartier”, “Silvia (Sally)” e “Goccia” feat. Sissi, e dopo una serie di release che ne hanno rafforzato il posizionamento nei digital store. L’artista romano ha costruito negli ultimi anni un catalogo capace di unire risultati e affidabilità artistica, muovendosi dentro un pop che privilegia lo sguardo concreto, i dettagli minimi e un’aderenza costante alla vita quotidiana.
L’incontro con Briga, autore che ha segnato l’immaginario di una generazione grazie a una scrittura immediata e riconoscibile fin dalla prima strofa, rappresenta un dialogo tra percorsi diversi che scelgono di convergere su un tema scomodo. Proprio per questo, “Fragile” affronta l’argomento con una narrazione matura, capace di sciogliere quel disagio ingiustificato che circonda da decenni la fragilità maschile.
Una canzone che apre uno spazio
“Fragile” dialoga con il peso sociale che grava sugli uomini, con la difficoltà di dare spazio al disagio e con quella solitudine silenziosa che spesso precede molte forme di sofferenza. È un territorio interiore condiviso che, pur attraversato da due scritture e due vissuti differenti, converge su un punto fermo: piangere non è da “femminucce”, ma da uomini adulti che riconoscono quando qualcosa fa male.
Il brano non offre soluzioni facili né slogan, ma apre uno spazio di possibilità, in cui la vulnerabilità smette di essere una colpa e diventa una forma di verità.
Biografia
Cyrus, nome d’arte di Orlando De Geronimo, è un artista romano classe 1997 cresciuto in un contesto internazionale che lo ha portato a muoversi tra Roma, Londra e Los Angeles. Le sue radici miste, con padre italiano e madre anglo-iraniana, hanno alimentato un immaginario musicale ampio, che unisce pop, narrazione per immagini e una forte attenzione ai dettagli sonori. Debutta con “Refused” (2020), progetto nato durante i soggiorni negli Stati Uniti. Nel 2023 pubblica “Gloria” (Universal Music Italia), il suo primo album in italiano, che consolida il suo profilo grazie a brani come “Cartier”, “Silvia (Sally)” e “Goccia” feat. Sissi, affermandolo come una delle voci più credibili della nuova scena pop-urban. Dopo una serie di pubblicazioni di successo, nel 2025 firma con Daylite Records e pubblica i singoli “Maledetto lunedì” feat. AYLE e “Sete”, presentata sul palco del Concerto del Primo Maggio di Roma. La sua scrittura si distingue per scelte lessicali essenziali, attenzione alle dinamiche del vissuto e una coerenza stilistica che definisce un’identità musicale precisa.











