Giovedì 19 dicembre alle ore 20:30 nella Parrocchia di Cristo Re, in via delle Dolomiti 31, andrà in scena “Io so e ho le prove (la conversione di un ex-manager bancario)”, liberamente tratto dall’omonimo libro di Vincenzo Imperatore (ed. Chiarelettere). L’iniziativa è promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto “Altri Natali”.

Il testo e la regia dello spettacolo sono firmati da Giovanni Meola, che è anche in scena con Daniela Esposito, a sua volta curatrice delle musiche originali. L’assistente alla regia è Annalisa Miele, la regista assistente e i costumi di Chiara Vitiello, la scenografia di Monica Costigliola e Angelo De Tommaso e le foto di scena di Nina Borrelli. La produzione è di Virus Teatrali.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti

“Questo spettacolo – afferma Sergio Locoratolo, coordinatore delle politiche culturali del Comune di Napoli – rientra nella rassegna ‘Altri Natali’, che prosegue la politica del policentrismo culturale, su cui punta l’Amministrazione Manfredi. E lo fa grazie alla diffusione dei singoli eventi sull’intero territorio urbano, ospitandoli in una delle 30 chiese rese disponibili dalla Convenzione stipulata lo scorso aprile tra il Comune e l’Arcidiocesi di Napoli, contribuendo così alla rigenerazione dei luoghi e favorendo la partecipazione attiva dei cittadini”.

note di regia

Lo spettacolo racconta l’epopea della privatizzazione delle banche di metà anni ’90, che poi si conclude dolorosamente con il crollo di Lehman Brothers nel 2008, crollo che sancirà, a catena, la fine di svariati istituti bancari anche nel nostro Paese, lasciando sul lastrico centinaia di migliaia di correntisti e imprenditori.

La storia viene raccontata a partire dalla scalata sociale, una delle ultime avvenute in Italia, di questo giovane manager bancario napoletano che, abile nel vendere qualsiasi tipo di prodotto bancario ed assicurativo, riesce a raggiungere rapidissimamente posizioni di rango elevato.

Dopo un quindicennio di vacche grasse, però, qualcosa si rompe e lui decide di fuoriuscire dal sistema bancario e di denunciarne trucchi e nefandezze, diventando così, di fatto, la prima ‘gola profonda’ del sistema bancario italiano.

Il suo “Io so e ho le prove’” diventa in pochissimo tempo un caso editoriale, tra fine 2014 e inizio 2015, e da lì nascono diversi progetti che lo riguardano a firma di Giovanni Meola, che prima ne fa un adattamento teatrale e poi coinvolge l’autore stesso come co-protagonista del suo premiato documentario lungometraggio “La conversione” (attualmente su Amazon Prime Video).

In questo monologo non ci sarà, però, un solo corpo in scena, bensì due: affianco all’attore monologante, vedremo in scena una musicista, vocalist e rumorista, nonché attrice muta.

Il libro di Vincenzo Imperatore, con quasi centomila copie all’attivo, è stato uno dei più clamorosi casi letterari dei recenti anni ’10, tradotto e pubblicato anche in Francia, e ora addirittura ripubblicato nel suo decennale, a testimonianza dell’enorme impatto che ha avuto all’interno della vita civile e culturale italiana.

breve sinossi

Enzo, di estrazione popolare ma ambizioso, si trova al posto giusto, nel momento giusto: la deregulation del nostro sistema bancario.

In questo modo, fa carriera e soldi per più di vent’anni.

Poi… la conversione.

Che, come tutte le conversioni, è irta di ostacoli, contraddizioni, difficoltà. Ma Enzo è ostinato e vuole diventare un uomo diverso e perciò crea un’azienda che difende dagli abusi delle banche.

Si trova così ad accompagnare un suo cliente, un imprenditore vessato dalla propria banca ma che ha bisogno vitale di un fido, ad un incontro con una funzionaria piacente, alta e snella, una di quelle ‘serial-killer’ per le quali lui, da manager, stravedeva (‘…perché le femmine sanno come far mettere una firma molto più di noi uomini’).

Enzo riuscirà ad evitare al suo cliente la sorte che lui, inesorabilmente, faceva fare invece, a parti invertite, a imprenditori come quelli, contribuendo così alla distruzione dell’economia reale?

Ma il racconto procede in parallelo anche su un altro piano temporale, quello nel quale lui si ritrova a raccontare ad un giovane manager (che non vediamo) come e perché fosse diventato un manager così spietato e ricco.

Nell’intreccio tra i due piani temporali e narrativi si compie l’intera parabola di questa ‘simpatica canaglia’ che, senza lontanamente immaginarlo, era destinato a trasformarsi da implacabile killer economico nell’implacabile testimone dell’inumanità del sistema che lui stesso aveva contribuito a costruire e a far vivere, ovvero… ‘Mamma Banca’.