Addio a Ozzy Osbourne, leggenda dell’Heavy Metal: aveva 76 anni

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Addio a Ozzy Osbourne, leggenda dell’Heavy Metal: aveva 76 anni

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Il mondo della musica piange una delle sue icone più grandi. È morto oggi Ozzy Osbourne, storico frontman dei Black Sabbath, considerato da molti il padre spirituale dell’heavy metal. Aveva 76 anni. A darne l’annuncio è stata la famiglia, con una nota carica di dolore: “Era circondato dall’amore, chiediamo rispetto per la nostra privacy”.

Ozzy lottava da anni contro il morbo di Parkinson, diagnosticato nel 2019, ma non aveva mai smesso di cantare. Solo pochi giorni fa, nella sua Birmingham, aveva partecipato al concerto d’addio dei Black Sabbath: una celebrazione dal sapore epico, che oggi acquista il tono di un ultimo, struggente saluto.

Dagli abissi alla leggenda: la voce che ha fondato un genere

Nato John Michael Osbourne il 3 dicembre 1948, cresciuto tra povertà e difficoltà in un sobborgo operaio dell’Inghilterra postbellica, Ozzy si è fatto strada attraverso un’esistenza segnata dal disagio, dalla dislessia, dalla balbuzie e da mille lavori precari. Ma fu proprio da quella realtà grigia che nacque la scintilla. Insieme a Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward fondò quella che sarebbe diventata una delle band più influenti della storia: i Black Sabbath.

Brani come Paranoid, War Pigs e Iron Man cambiarono per sempre il volto del rock, dando vita al metal: un suono cupo, potente, ribelle. Con l’album di debutto omonimo, pubblicato il 13 febbraio 1970, si aprì una nuova era. E Ozzy ne fu la voce più graffiante, il volto più controverso.

La follia come cifra artistica

Osbourne non fu solo un cantante: fu un fenomeno culturale, un uomo che fece dell’eccesso la sua cifra. Alcol, droghe, episodi al limite dell’incredibile – come l’ormai mitico morso al pipistrello sul palco – lo resero una figura mitologica del rock. E se nel 1979 fu cacciato dai Sabbath per abuso di sostanze, il colpo non fu fatale. Anzi.

Grazie all’intuizione e al sostegno della futura moglie Sharon Arden, Ozzy ripartì con una carriera solista che lo portò ancora più in alto. Album come Blizzard of Ozz e Diary of a Madman lo consacrarono tra i più grandi frontman di sempre. Al suo fianco, chitarristi leggendari come Randy Rhoads e Zakk Wylde, con cui firmò brani immortali come No More Tears e Ozzmosis.

Tra rinascite, ricadute e reality show

Ozzy ha attraversato stagioni alterne, ma non ha mai smesso di rinnovarsi. Anche nel privato, dove la sua vita con Sharon e i figli Aimée, Kelly e Jack è diventata uno dei primi reality show musicali della TV, The Osbournes, segnando l’immaginario collettivo degli anni 2000.

Tra una rehab e l’altra, confessioni pubbliche e tentativi di suicidio, Osbourne ha sempre trovato un modo per risalire. Nemmeno la malattia lo ha fermato del tutto: negli ultimi anni ha pubblicato due album intensi, Ordinary Man e Patient Number 9, che suonano come testamenti musicali.

Il concerto d’addio: un cerchio che si chiude

L’ultimo, iconico atto è andato in scena il 5 luglio 2025, nella sua Birmingham. Il concerto “Back to the Beginning” ha visto riuniti i Black Sabbath per l’ultima volta. Ozzy, fragile ma presente, ha cantato seduto su un trono, con la voce ancora viva e riconoscibile. Sul palco, accanto a lui, sono saliti colossi come Metallica, Tool e Gojira, in un abbraccio collettivo che ha fatto tremare il cuore del metal.

Con lui se ne va un pezzo di storia

Ozzy Osbourne non è stato solo un artista, ma un simbolo di sopravvivenza e autenticità. Ha incarnato l’oscurità, ma anche la sincerità disarmante di chi si è sempre mostrato per com’era. “Non sono il padre dell’heavy metal – diceva – forse solo un fratello maggiore”. Ma senza di lui, nulla sarebbe stato lo stesso.

E se davvero “finché ci saranno ragazzi arrabbiati ci sarà l’heavy metal”, allora la sua voce continuerà a vibrare in ogni amplificatore, in ogni palco, in ogni urlo che sfida il silenzio. Ozzy vive. Ora più che mai.

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