Addio a Diane Keaton, l’irriverente signora di “Annie Hall”

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Addio a Diane Keaton, l’irriverente signora di “Annie Hall”

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Diane Keaton è morta all’età di 79 anni in California. L’annuncio è stato dato dalla famiglia, che ha chiesto riservatezza in questo momento di dolore. Si spegne una delle attrici più iconiche e anticonformiste del cinema americano, capace di attraversare oltre cinque decenni di carriera senza mai rinunciare alla sua ironia, alla sua eleganza eccentrica e alla sua libertà.

Nata a Los Angeles nel 1946 con il nome di Diane Hall, era la primogenita di quattro figli. Suo padre era un ingegnere civile, mentre la madre, casalinga, coltivava un sogno mai realizzato: quello di intrattenere il pubblico. “In fondo al cuore, credo che avrebbe voluto essere un’artista”, raccontava Diane in un’intervista. Forse proprio da lei ereditò quella voglia di esprimersi, di essere altro, di rompere gli schemi.

Dalle tavole di Broadway al grande schermo

Keaton si avvicinò alla recitazione fin dai tempi del liceo e, dopo il diploma, iniziò a studiare teatro al college, salvo poi abbandonare gli studi per inseguire il sogno di Broadway. Si trasferì a New York e, per distinguersi da un’omonima già iscritta ai sindacati degli attori, scelse come nome d’arte il cognome da nubile della madre: Keaton.

Nel 1968 ottenne il suo primo ruolo importante come sostituta nella versione teatrale di Hair. Fu un periodo difficile, segnato anche da una battaglia personale contro la bulimia, che la stessa attrice avrebbe poi raccontato con sincerità e dolore. Ma il talento era innegabile e, un anno dopo, arrivò la svolta: Woody Allen la scelse per il suo spettacolo Play It Again, Sam, che le valse una candidatura ai Tony Awards.

L’ingresso nel mito con “Il Padrino”

Il grande schermo la accolse poco dopo, nel 1970, con Lovers and Other Strangers, ma il destino la aspettava due anni più tardi, quando Francis Ford Coppola la chiamò per interpretare Kay Adams, la moglie di Michael Corleone, ne Il Padrino. Curiosamente, Diane non aveva nemmeno letto il romanzo di Mario Puzo prima di presentarsi al provino. “Non sapevo nemmeno di cosa parlasse davvero il film”, confessò anni dopo con la sua ironia disarmante.

Quel ruolo la consacrò. Il Padrino vinse l’Oscar come miglior film e Keaton tornò nei due seguiti del 1974 e del 1990, accompagnando l’evoluzione drammatica della saga con una sensibilità e una presenza scenica che le valsero l’ammirazione di pubblico e critica.

L’amore per Woody Allen e il trionfo di “Annie Hall”

Negli anni Settanta, la collaborazione con Woody Allen divenne un sodalizio artistico e sentimentale. Insieme girarono Il dormiglione, Amore e guerra e soprattutto Io e Annie (Annie Hall), nel 1977, film che le fece vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista.

Quel personaggio, con i suoi abiti maschili, i gilet, i pantaloni larghi e il tono svagato, divenne un’icona di stile e un simbolo dell’indipendenza femminile. Keaton non solo interpretò Annie Hall: la inventò, la vestì di sé stessa. “Non è una biografia, ma dentro c’è molto di me”, ammise.

Negli anni successivi tornò a lavorare con Allen in Interiors, Manhattan e Misterioso omicidio a Manhattan, mantenendo con lui un rapporto di stima e affetto anche dopo la fine della loro relazione.

Una carriera senza tempo

Negli anni Ottanta e Novanta, Diane Keaton consolidò la sua fama alternando ruoli drammatici e commedie sofisticate. Fu protagonista di Reds di Warren Beatty, di Baby Boom di Nancy Meyers e dei due amatissimi Padre della sposa accanto a Steve Martin. Nel 2003 tornò a emozionare con Tutto può succedere (Something’s Gotta Give), ancora diretta da Meyers, guadagnando un’altra nomination all’Oscar.

Tra le sue interpretazioni più amate figurano anche Il club delle prime mogli, La neve nel cuore, Perché te lo dice mamma e, più di recente, Book Club e il suo sequel, film che raccontavano con leggerezza l’amicizia e la libertà delle donne mature. Non mancò di sorprendere, apparendo nel videoclip di Ghost di Justin Bieber nel 2021 e nella serie HBO The Young Pope di Paolo Sorrentino.

Una donna fuori dagli schemi

Diane Keaton non si sposò mai e scelse la maternità attraverso l’adozione: nel 1996 accolse la figlia Dexter e nel 2001 il figlio Duke. “Essere madre non era un bisogno irresistibile, ma un pensiero che mi accompagnava da tempo, e un giorno ho deciso di farlo”, raccontò in un’intervista.

Riguardo all’amore, ammise di essere stata attratta da uomini carismatici e geniali come Woody Allen, Al Pacino e Warren Beatty, ma sempre mantenendo la sua indipendenza. “Sono un’anomalia,” disse con autoironia. “Sono l’unica della mia generazione a non essersi mai sposata, e sono felice così.”

L’eredità di un’icona

Diane Keaton lascia un segno indelebile nel cinema e nella cultura pop. Attrice, regista, fotografa, scrittrice e fashion icon, ha incarnato per decenni l’immagine della donna libera, spiritosa, intelligente e autentica. Capace di far ridere e commuovere, di essere elegante senza mai apparire convenzionale, di trasformare ogni personaggio in un ritratto di umanità.

“Non ho imparato nulla, invecchiare non mi ha reso più saggia”, aveva detto qualche anno fa con la sua consueta ironia. “Senza la recitazione sarei stata una disadattata.”

Oggi il cinema perde una delle sue voci più originali, ma resta la sua risata, il suo cappello a tesa larga, il suo passo leggero tra commedia e malinconia. Diane Keaton se n’è andata, ma Annie Hall non morirà mai.

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