Sipario chiuso: conversazioni.
Il caffè del teatro nella pancia del foyer è pieno di gente: chi sorseggia un drink seduto a conversare, chi saluta qualcuno che arriva con il biglietto in mano, due giovani donne si abbracciano, perché sono state lontane molto tempo, alcuni fotografi sono pronti a immortalare volti noti. Atmosfera alla Broadway, anche se nessuno balla il “charleston” e la gente non si accalca fumante al bancone: la selva di colori caldi, paltò, pellicce, cappelli.. tanto che ci par d’essere in un dipinto americano, non certo alla Hopper, ma neppure incendiario alla Boccioni, come “Rissa in galleria” (1910, olio su tela n.d.r.). Lo speaker annuncia, con voce tonante al microfono, che mancano dieci minuti all’inizio dello spettacolo. Entriamo in platea e sotto il palco, a fil di proscenio, c’è una scritta sul finto marmo: Ospedale Psichiatrico. E’ un oggetto di scena vero e proprio che sta lì, a scrutare gli spettatori come una statua di pietra. In platea il pubblico entra alla spicciolata e si sparpaglia tra le poltrone rosse di velluto. Ci sediamo e alle nostre spalle, qualcuno parla di un viaggio e di un fidanzamento rotto : “Sai quel tale quello che conoscevo, beh, va a Parigi”. “Ah che giornata faticosa è stata, oggi!” replica la voce della persona accanto. Nello stesso tempo passano attori di cinema, volti noti e meno noti della borghesia romana. ”Ma recita anche Gassman?” chiede una signora alla sua vicina di posto”. “ Chi lo sa.. speriamo” risponde quella.
Sipario
Immagini della pioggia che cade proiettate su una parete trasparente: i personaggi si muovono dietro un telo invisibile, che rende bene l’idea di chi è recluso. Grande effetto di luci sceniche, negli spazi deputati alla scenografia: il gabbiotto dei medici, il bagno, le celle sul ballatoio destinate ai malati ”cronici”. Ecco l’infermiere che balla e canta “Rumore” di Raffaella Carrà, nell’atrio-reparto dove il primo “paziente” del manicomio – Fulvio detto Fulvietto – balbetta, Manfredi dice che la sua scatola di cartone può esplodere, Giacomo dice che il verde fa “cagher” e ”Socmel”, Adriano parla con se stesso, Muzio si aggira con la vestaglia bordeaux. Grande ritmo di battute e movimenti in scena, come in un’orchestra. Ognuno di loro sa far ridere, ma arriva chiaro non si mette in burletta la malattia mentale.

La bravura degli attori, in sincrono con le scelte di regia alleggerisce una tensione che comunque si sente, sta lì lì per esplodere, perché, conoscendo la trama (la maggior parte degli spettatori ha visto il film “ Qualcuno volò sul nido del cuculo”, e, a chi non l’ha visto questo spettacolo, farà venir voglia di vederlo) è chiara la direzione che la storia prenderà. Giusta, dunque, la scelta di rendere i personaggi mai fuori le righe scintillanti, esuberanti, sì, ma non ridondanti, non facile, dato l’argomento. Suspense: un nuovo caso giunge: Dario Danise parla napoletano stretto e si muove come un bullo. ”Qui si parla in italiano” dice Suor Lucia che è il factotum puntuale della clinica psichiatrica. Dario è l’eroe, che canticchia ”I’ so’ pazz’“ di Pino Daniele, lei, Suor Lucia è l’antagonista che vuole distruggerlo. “C’è il sospetto che il signor Danise voglia fingere di essere pazzo per non stare in carcere” dice la suora davanti a tutti i pazienti, per screditarlo. Ma è troppo tardi, l’eroe è diventato capobranco, fa amicizia con i compagni di reparto e si va a nuove elezioni del Presidente del Comitato Pazienti. Danise viene eletto, la sfida è lanciata, il combattimento sarà senza esclusione di colpi. Le tenta tutte la suora, pur di imporre la sua leadership, durante la “terapia di gruppo”, quando incalza il balbettante Fulvietto: “Tua madre ti vuole bene”. E lui risponde: ”Io non sono normale”. E lei ancora: “Tu guarirai. Stai solo cercando di punire tua madre.” Danise contrattacca: “Tutte stronzat’!”. Ormai è fatta, tra partite a carte e scommesse il capobranco è sempre più leader: la suora l’ha compreso bene e vuole fermalo a tutti costi. Suor Lucia minaccia l’elettroshock -detto, il negozietto del ferramenta – come punizione per chi non rispetta le regole. “Vinco io !La faccio uscire pazza, la suora ! Scommettiamo?” grida goliardico il capobranco Danise. Eh giù scommesse, tra i compagni che preparano, sigarette, gomme da masticare e qualche soldo, per puntare. “Stasera c’è la finale dei mondiali di calcio in Spagna” tuonano tutti, pieni di entusiasmo. Ma la suora (che sempre più assume le fattezze di una carceriera) proibisce l’uso della tv. Scena molto bella di Dario e i suoi compagni che, immaginando di vedere la partita, cantano l’inno di Mameli, fanno la telecronaca ed esultano al goal di Tardelli (bellissima l’immagine proiettata del giocatore che grida correndo.)Ora la suor Lucia farà sul serio: punire prima con l’elettroshock … poi…
Finale
Comincia “chian chian” la commedia, e attraversando emozioni, posture, espressività scivola nel dramma. Finale strepitoso, emozionante. Ambientare “Qualcuno volò sul nido del cuculo” nella Napoli del millenovecento ottantadue ha dato vita a una recitazione corale, preziosa, che emana ancora per chi scrive, quel gusto quel sapore del teatro delle nostre tradizioni, che scorre nel nostro sangue e che si trasmette di padre in figlio, di maestro in allievo. Bravi tutti!

All’uscita
”Perché proprio il cuculo?” – incalza una bimba all’uomo con i capelli bianchi – ”Perché, hai sentito Ramon in scena, quello alto e grosso che non voleva parlare? Il cuculo è l’unico uccello che non vuole farsi il nido e usa quello degli altri”. Ramon, che non prende in mano la sua vita, fino in fondo, perché ha paura. Ma l’essere è fatto, per andare oltre i suoi limiti.

Titoli di Coda
Qualcuno volò sul nido del cuculo
di Dale Wasserman

dal romanzo di Ken Kesey
Traduzione Giovanni Lombardo Radice
Adattamento Maurizio de Giovanni
Scene Gianluca Amodio
Costumi Chiara Aversano
Disegno luci Marco Palmieri
Musiche Pivio & Aldo De Scalzi
Videografie Marco Schiavoni

Personaggi ed Interpreti
Dario Danise          Daniele Russo
Suor Lucia              Elisabetta Valgoi
Muzio Di Marco    Mauro Marino
Adriano Bernardi  Giacomo Rosselli
Giacomo Buganè   Emanuele Maria Basso
Manfredi DelleDonne Alfredo Angelici
Fulvio Calabrese    Daniele Marino
Ramon Machado   Gilberto Gliozzi
Dr. Graziano Festa Davide Dolores
Assistente Lorusso Antimo Casertano
Assistente Esposito Gabriele Granito
Infermiera Spina, Titty Love Giulia Merelli

Uno spettacolo di Alessandro Gassman
Produzione Fondazione Teatro di Napoli
Al Teatro Eliseo fino al 29 Gennaio