Vado parafrasando il titolo del film di John Ford – “Com‘era verde la mia valle” (1941) dove anziani minatori lasciano le miniere e la valle ormai triste e vuota – perché ne Il Medico di Campagna, quel triste esodo si paventa ma di fatto non si verifica. Nel film del francese Tomas Lilti, la terra è l’elemento naturale che aggrega l’intera comunità: una terra rigogliosa, una campagna produttiva.L’eroe di questo microambiente è il medico condotto. Il film è sia un racconto di finzione sia di denuncia delle carenze del sistema sanitario d’oltralpe: vi sono, addirittura, delle atmosfere intimiste che rimandano al cinema francese del periodo degli anni cinquanta-sessanta (senza scomodare la Nouvelle Vague). No, non è una favoletta (come ho sentito dire da commenti in sala). Mi ha stupito e affascinato, ritrovare, ne Il Medico di Campagna quel ritmo narrativo di alta creatività e di cura, per cui ci vuole coraggio, talento , lungimiranza. Tomas Lilti, ha voluto rendere omaggio al mestiere del medico che ha svolto, con passione, fin da giovane: per lui è stata una vera e propria missione ed è con quello spirito che vuole fare il suo cinema. Très Bien! Il Medico di Campagna è un film ben fatto, che si beve tutto d’un fiato come un romanzo che ci coinvolge, che ci appassiona e ci tiene lì davanti allo schermo: palpitazioni, risate, suspance… Insomma finalmente la vita. La “testa” ringrazia, si sente l’acqua scorrere, le connessione neuronali dello spettatore si possono rigenerare, non si corre il rischio di assorbire veleno passato per un “giusto” racconto filmico. Bella la fotografia della campagna francese, locations fiere e composte. Sembra d’essere là con Jean-Pierre che fa la spola tra le fattorie e il suo studio medico nel delizioso borgo. Casi clinici che diventano personaggi, protagonisti di un romanzo popolare: persone comuni giovani, meno giovani il suo caro amato paziente – un anziano che vuole curare lì e non portare in ospedale a morire sbattuto in corsia – la signora attempata, quella magra, quella giovane, pure sua madre, simpaticissima anziana che guarda la tv in piedi per non addormentarsi. Tutta la comunità vede in lui un faro, un punto di riferimento. Jean-Pierre ce l’ha nel sangue il giuramento d’Ippocrate, non ci si annoia. L’incipit del talentuoso regista è però crudo: pare che il nostro caro medico soffra di una neoplasia a un polmone e deve curarsi con un ciclo di chemioterapia.
Jean-Pierre dice sì alla chemio, ma si rifiuta di sottoporsi alla radioterapia. Così per non farlo stancare, il primario dell’Ospedale, decide di affiancargli Nathalie, come assistente medico. Laureata da poco pur non essendo più giovanissima, Nathalie, gagliarda e tosta, non si scoraggia di fronte ai primi dinieghi dei pazienti campagnoli, così legati al medico uomo. Esilarante la sequenza in cui la dottoressa visita un ragazzino che s’inquieta con la fidanzata, perché scopre avere un’affezione genitale. Il nostro caro medico, burbero benefico, mette continuamente alla prova la bella e sensibile Nathalie, ma quando lei, di notte si precipita, sotto la pioggia, a salvare il sindaco, gravemente ferito… Allora beh, lo conquista, definitivamente! Sembra davvero una storia di altri tempi.

Il regista e il lavoro con gli attori

Il regista Tomas Lilti, che prima di questo film ha girato Hippocrate, ha dichiarato in un’intervista “Prima di dedicarmi al cinema, facevo il medico. Grazie alla mia professione ho avuto modo di fare delle sostituzioni in ambiente rurale. Quegli anni durante i quali, da giovane, sono stato chiamato a fare le veci di medici di grande esperienza che esercitavano in campagna, mi hanno molto aiutato a crescere. Una volta diventato regista, mi è naturalmente venuta voglia di trasformare tutto il materiale che avevo immagazzinato in precedenza in un film. Dal punto di vista di uno sceneggiatore, la figura del medico di campagna è in assoluto tra le più romanzesche”. Il regista ha dichiarato inoltre di aver visto molti documentari con i due attori Marianne e François per creare un linguaggio comune e costruire i personaggi.
Si vede tutta la cura che Tomas Lilti ha messo nel far recitare assieme gli attori (l’unico non professionista è l’agricoltore proprietario della tenuta che è una delle location del film n. d. r.) che recitano con grandissima naturalezza! Il regista ha dichiarato, a riguardo, di aver organizzato letture collettive per tutti gli attori: “Penso che queste letture collettive abbiano contribuito a rafforzare la coesione della squadra e a creare tra noi un’autentica atmosfera da paese.” Non è semplicemente una troupe, ma una squadra, si vede e si sente! Se tutti i registi facessero così!

Finale. Confidenze di un attore
In un’intervista, l’attore François Cluzet ha dichiarato:
“Ho sempre desiderato fare l’attore, non per recitare ma per vivere, per vivere i personaggi – afferma il protagonista, François Cluzet. Grazie a questo mestiere ho vissuto molti pezzi di vita come se fossero vite intere. L’idea di credere di essere un medico è sempre stato un mio sogno. Penso che siamo in molti a desiderare di avere il tipo di rapporto con gli esseri umani, con la salute, con la guarigione, con il fallimento, con tutti gli sconvolgimenti melodrammatici che offre l’esercizio della medicina”. Come direbbero i Cugini Francesi : “Avis: très favorable”.

Titoli di Coda

Jean-Pierre Werner/ François Cluzet
Nathalie Delezia/ Marianne Denicourt
La madre di Werner /Isabelle Sadoyan
Vincent Werner/ Félix Moati
Norès/ Christophe Odent
Maroini/ Patrick Descamps
Il signor Sorlin/ Guy Faucher
Ninon /Margaux Fabre
Il fidanzato di Ninon /Julien Lucas
Alexis/ Yohann Goetzmann
La madre di Alexis /Josée Laprun
Guy /Philippe Bertin
Fanny /Geraldine Schitter

Regia /Thomas Lilti

Sceneggiatura /Thomas Lilti e Baya Kasmi
Direttore della fotografia/ Nicolas Gaurin
Montaggio/ Christel Dewynter
Suono /François Guillaume
Raphaël Sohier
Élisabeth Paquotte
Jean-Paul Hurier
Scenografie /Philippe Van Herwijnen
Costumi /Dorothée Guiraud
Casting/ Julie Navarro
Primo aiuto regista/ Guillaume Plumejeau
Direttore di produzione/ François Drouot
Musiche originali /Alexandre Lier
Sylvain Ohrel
Nicolas Weil
Direttore di post- produzione/ Alexandre Isidoro
Natacha Leitao-Fuchs
Prodotto da /Agnès Vallée e Emmanuel Barraux
Una produzione /31 Juin Films e Les Films du Parc
Una coproduzione/ Cinefrance, Le Pacte e France 2 Cinéma